ovvero come siamo passati da essere navigatori, eroi e poeti a criticoni, tuttologi e superficiali.
Immagino tutti voi abbiate visto i vecchietti che si piazzano di fronte ad una fossa mentre due malcapitati stanno imprecando e lavorando alacremente per evitare l’allagamento di un palazzo; loro, con le mani dietro la schiena, ritengono di avere la soluzione in tasca.
Un tempo questa scena mi faceva molto sorridere perchè provavo simpatia per quell’ometto di una certa età che con le mani dietro la schiena, un pò curvo, si cimentava ad osservare e quindi distribuire consigli biascicando qualche parola con parole così sibilate da far pensare che la sua dentiera fosse un fischietto.
Ora non mi diverte più, vi spiego perchè.
Siamo diventati un popolo di criticoni: ci permettiamo di condannare chiunque, dal nostro piccolo nucleo famigliare (alzi la mano chi non ha mai stigmatizzato la zia “farfallona” o il cugino “troppo viziato”…), al vicino di casa, per arrivare allo sventurato che incautamente si accomoda vicino a noi al ristorante.
Ora, un pò di sana valutazione ci sta eh, intendiamoci; io sono feroce con coloro che berciano a tavola come se stessero parlando a un comizio e che non hanno la benchè minima idea di come ci si comporti in societa’ … ma qui si tratta solo di regole di buona educazione; divento invece una belva quando la critica è fine a se stessa, o ancora quando si critica una situazione senza fare nulla per cambiarla.
Quante volte ci siamo lamentati di un collega, di un capo, di un amico o di una regola e, pur sapendo che avremmo potuto intervenire, non lo abbiamo fatto? Tante, immagino tantissime. Troppe.

Siamo diventati dei tuttologi, pensiamo di saper combattere un virus, allenare una squadra di calcio, fare i sindaci, costruire ponti e fare meglio degli altri una pubblicità in tv. Ma ci abbiamo mai provato? Avremmo mai il coraggio di farlo? Abbiamo le competenze per farlo? Perchè è molto piu’ facile e meno faticoso criticare piuttosto che studiare, approfondire, agire e prendersi le proprie responsabilità.
E per tornare al vecchietto, sibiliamo anche noi delle frasi incomprensibili, parole a vanvera, facendo finta di sapere, simulando una preparazione generica. Dei poracci insomma.
Io non so voi, ma se sto male vado da un medico (che sappia fare il proprio mestiere); non mi affido ad un santone o qualcuno che parla bene e mi intorta. E allora perchè dobbiamo “voler sapere tutto, insegnare agli altri cosa sia meglio” quando siamo dei disperati ignoranti?
Io come sempre una regola me la sono data:
Non mi va una cosa? Agisco per cambiarla – Non ci riesco? Me ne vado io.
Non so una cosa? Mi informo. Non capisco? Chiedo a chi è più competente di me e non mi vendo per quello che non sono.
Che bellezza sarebbe avere la capacità di tornare ad essere un popolo di navigatori, cioè viaggiatori! Eroi, vale a dire uomini e donne che hanno il coraggio di fare! E poeti, perché così potremmo raccontare un popolo italiano giustamente fiero di se stesso.
“Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio”
De Andrè
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Stupenda! 🤗
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Troppe parole, giudici, critiche…..
Quanta ignoranza e anche cattiveria qualche volta.
Concordo con te.
Un abbraccio Mauri 🤗
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Buon weekend cara! 🤗
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Sono d’accordo con ogni parola
Grazie
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Grazie a te!
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Grazie Mauri! Le tue parole sono sempre un ottimo spunto di riflessione e concordo su tutta la linea… basta che non mi togli il “piacere” del “sano pettegolezzo”😇
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Tesoro! Assolutamente no 😂. Evviva il sano pettegolezzo 🤗
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